Da bambina
la conobbi in foto
che
sorrideva – mitica –
a una
primavera in grigio
Di lei –
si diceva – s’erano innamorati
come di
una bella Circe
sciami di
giovani che chiusero la guerra
Alquanti
perciò dormivano
eterni
ragazzi
sotto alle
croci nella terra
Di lei si
malignò per lungo tempo
come di
una bella indocile
che a
tanti disse no
Ora si
curva il mio canuto capo
sull’impietrito
onore
ma non
trova asilo
nel più
antico rancore.
A me era
dato un tempo
che aveva
il fiato corto
della
fatica giornaliera
dell’andare
avanti
calciando
sassi contundenti
d’una
assonnata compassione
che
procedeva torpida
ed anche
un po’ puttana
pronta al
baratto
di pezzi
d’anima e lumi di cervello
Sessant’anni
di niente
per andare
a cavallo d’una pertica
dal niente
al nulla
come se
avessi da sempre
vissuto dormendo
tra gli
stracci della culla

Nota II, riferibile a quest'autunno postelettorale del 2022 e dopo aver dovuto sopportare lo sconcertante e perfino buffonesco teatrino messo su da una nutrita parte dei politici nazionali. Come infinite altre volte, ho assistito alla commedia degli inganni, in cui parole e gesti risultano merci di scambio per la messa in scena successiva. Cari comunicatori e non onesti chiosatori, inamidati Commessi istituzionali, siete l'immagine speculare d'un popolo confuso e incolto, al quale continuate a dare "circenses" al posto dell'essenziale. Ma nemmeno un popolo ingannato può considerarsi e dirsi innocente. (b. m.)