
Si profilano all'orizzonte speranze reali per effetto dell'impegno creativo che va sviluppandosi nei settori più complessi e diversi ad opera di donne, anche molto giovani.
Anche per quelle donne come me, che giovani non sono più, c'è sempre da riflettere e imparare.
Oggi voglio dirigere, a chi voglia buttare un occhio in questa paginetta, un breve messaggio in versi liberi che, all'apparenza, sembra alludere a qualche mio problema psicologico o affettivo. Ebbene, no. Si riferisce invece agli effetti lesivi dei modelli predisposti dall'esterno (governo patriarcale di tutto l'orizzonte vitale) come compito e come limite, con significativa allusione all'uso della parola creativa,ossia quella letteraria.
Altra
me
Mio sonno - mia tremula
anima vile
credeva alle corazze
alle selve d’alabarde
a difesa del cuore pulsante
La cifra segreta del dire
ha preso stanza
dentro la verga …
E nel mio cuore acefalo
inebetisce
come la lingua
nell’eccesso di saliva
Il verso non può che alludere. Ma oggi propongo un discorso molto esplicito e illuminante
Dall’introduzione al «La poesia femminile italiana dagli anni ’70 a oggi»
di Ambra Zorat
«Una poetessa che
sia nata tra gli anni Trenta e Cinquanta e si sia dedicata alla scrittura negli
ultimi trent'anni si è ritrovata a comporre versi in una situazione ambigua e
contraddittoria risultando contemporaneamente dentro e fuori dal codice
poetico.
Dentro perché sui
testi della tradizione poetica italiana si è formata e ne riconosce con
passione l'universale bellezza. Fuori perché sa, in modo più o meno
consapevole, che dall'elaborazione di questi testi è stata esclusa e la sua
immagine è stata costruita da altri in modo falsificante. L'intensità anche
tragica con la quale diverse poetesse contemporanee percepiscono ed esprimono
le contraddizioni del reale è ricollegabile al fatto che in quanto donne, a
lungo fuori dall'elaborazione della lingua poetica e del suo immaginario,
provano un forte bisogno di iscriversi nel linguaggio, di recuperare il legame
che esiste tra vita e scrittura, ma conoscono bene per averla subita anche la
carica di violenza che possiede la poesia.»
«Andrà ricordato
come negli ultimi decenni siano stati pubblicati numerosi e validi studi sulla
narrativa femminile del Novecento, molto più rare invece sono le ricerche
organiche e approfondite sul versante poetico. Questo ritardo della critica è
riconducibile in parte alla difficoltà con la quale le stesse donne si sono
cimentate con l'universo altamente formalizzato della poesia. A differenza
della narrativa, che nella letteratura italiana è un genere letterario
relativamente recente, il genere lirico vanta infatti una lunga e articolata
tradizione nella quale il femminile è codificato
come oggetto poetico, come musa ispiratrice, assai di rado riconosciuto
come soggetto di discorso. Per una donna, incamminarsi lungo la strada della
poesia è più difficile
- soprattutto
ottenere un riconoscimento del proprio lavoro sembra essere più impegnativo che
dedicarsi alla scrittura in prosa. La posizione dalla quale prende la parola
dedicandosi alla poesia è infatti più ambigua e contraddittoria. Forse proprio
in virtù delle difficoltà incontrate, i risultati raggiunti risultano
particolarmente intensi e rilevanti».
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