giovedì 17 gennaio 2019

Rimorso - in "SULLA GOBBA del TEMPO" di Biggio - Mannu - Onnis - Sicura

  di Bianca Mannu  

Rombi - se solo d’anima  - rotolano
dalla Inquietudine malsana dei parlanti
Se liquidi - Mutano suono come moribondi
soliloqui divini. Se Ossi - svegliano zanne dentro
fauci di svernanti felini. Rigori coscienziali stillano
morali tossine dentro radici oSsificate - rimaste
graniticamente aggrappate a dei mOmenti inutili
   


         


Nota - Ho postato  questa composizione per fare un piccolo discorso sulla tecnica compositiva e sui contenuti, che sono registrazioni di eventi sensibili interiori o esteriori, magari singoli, puntiformi o a macchia o flusso. Va da sé che l'atteggiamento iniziale non può essere lo stesso che guida le tue operazioni quando compili una ricevuta o un sollecito di pagamento, benché niente, neppure la tua nota/spese è da ritenere avulsa dalle tue abissali volizioni.   
E' indifferente che il materiale contenutistico, per dir così, preesista o si formi in itinere, trovando anche, in corso d'opera, una sua plausibile unità. In genere il senso unitario o, se preferisci,la connessione discorsiva è frutto d'un pensiero profondo, quasi sotterraneo, che lavora trascegliendo l'andamento fraseologico e lessicale, suggerendo le commessure fra gli enunciati. Un modo di sentirsi nel mondo e di avere anche delle idee su di esso. Senza un siffatto tessuto connettivo, si può comporre anche qualcosa di gradevole, di sonoro, ma come disanimato.
E fin qui ci si è occupati del che cosa , affidato alla libertà di scelta, al gioco dell'estro e della sensibilità.
E adesso, il come, cioè il risultato visivo e sonoro. Nel caso presentato, la composizione è  un acrostico che in diagonale con le lettere in grassetto compone il senso o il titolo dell'intero testo; ma potrebbe evidenziare il nome di un dedicatario o riportare una parola simbolo o una frase intera. L'intento ritmico e figurale impone una ricerca più attenta ai suoni e alla lunghezza degli elementi linguistici deputati a sostenere il gioco e il ritmo prescelto, che può seguire la verticale o l'onda o i vertici di una figura geometrica o una figura meno strutturata. Ma, nello stesso tempo, se non vuoi limitarti a un semplice rebus. devi aver cura  della significazione complessiva, sia nelle forme allusive che in quelle metaforiche o metonimiche o allegoriche. Perché non è la presunta somiglianza con l'evidente o il saputo che rende poetica la pretesa poetica.    
Per esempio, il lessema rombi,  prescelto o forse suggerito da un suono o da un oggetto, ha trovato un legame inusuale con l'inquietudine e l'anima dei parlanti (che potrebbe alludere al mio farneticare interiore o al cicaleccio mio e altrui che  mi suona dentro, ed è sintomo di fuga, di elusione, ma anche di simulazioni fluviali con cui giustificare la viltà di gruppo). Mediante la liquidità mutevole dei nostri comportamenti chiamiamo a testimoni dei morti, cioè quelle esistenze spettrali e imperiose che, come dei o feticci, sono emanazioni delle nostre ambivalenze, ma anche del senso comune che  ci pressa come la verità in persona, lasciando gocciare nel nostro animo l'infernale bruciore di colpe o problemi insoluti che ci rifiutiamo di  riconoscere.
Nell'accezione appena  descritta, il mio acrostico è anche una poesia (speriamo!) ermetica, perché non espone in chiaro il suo significato.
Uno dei più grandi poeti ermetici italiani è (stato) Giuseppe Ungaretti. 

Ermetici? Da Hermes, dio  greco protettore dei poeti, inventore della lira.


                 

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