Non è certo la prima volta che io e Antonio Altana entriamo in corrispondenza. E certo di ciò - faccio per dire - m'incolpo, visto che sono io a propormi a lui, e non solo a lui, come autrice di testi e stampe, cerino che si accende e si spegne, come tanti, nella grande Babele telematica. E lui, lettore attento, mi gratifica da poeta qual è. E allora io, per un verso, mi fregio dei suoi doni per dare più corpo alla mia minuscola fiammella letteraria; per altro verso, tentenno e non sono ancora capace di dare una risposta netta alla domanda: ma, se scrivesse sonetti irriverenti verso i tuoi testi, li pubblicheresti nel tuo blog? Tergiverso un po', ma poi rispondo: sì. È l'esca di eventuali colloqui a più voci ad attirarmi comunque. E poi c'è di mezzo il mio mini-romanzo, Camilla. Mi spiace che non se ne sia detto neppure male. Tale sono!
Si noti nei versi sottostanti, tanto nell'idioma logudorese (originario) quanto nella traduzione italiana (dell'Autore stesso) il perfetto rispetto dell'incatenamento delle rime in entrambe i sonetti. Ciò indica che A.Altana prende le distanze dalla propensione in voga, in cui peraltro mi riconosco: quella che dismette le forme classiche a favore del verso libero, il quale può mascherare il semplicismo e persino l'imperizia linguistica, appiattendosi su un parlato che restringe i riferimenti concettuali al vissuto lessicale più immediato e superficiale. Per converso, l'ossequio formale può produrre, specialmente nelle traduzioni, delle torsioni lessicali, sintattiche e di senso, che nuocciono alla duttilità espressiva.
Il ventesimo secolo - senza calcolare notevolissimi annunci - ha conosciuto la destrutturazione delle forme cristallizzate, nella pittura, nella scultura, nella musica, nella letteratura (poesia e prosa), nella danza, nel pensiero filosofico, nei modelli delle varie discipline scientifiche spesso antesignane di inaudite trasformazioni...
Da Antonio a Bianca
Apo acabbadu de leger "kamilla" e ti fato sos prus bellos cumplimentos. Unu libru chi sues e ingulles
chena tind'abizare. Unu libru chi afrontat sentidos de rara bandizada e trama a
unicu tratu chi custringhet medas bortas su letore a assaborare licuras fora
dae su cuntestu pro menzus tratrenner ritmos e gustu. Gai apo detzisu de ti
fagher immodestu unu sonete cun sa tua (pretesa) solita traduida, isperende chi
ti aggradet.
Camineras de ischidu
Lùghida caminera de sentidu
intrigada tra litos e bujores
sìrigat bida cun licos sapores
e giamat alas pro bi fagher nidu
Paralinfa e bandida de dolore
in èdola s'arrundu trobeidu,
tramas e de cussu ch'as bestidu
no as ischirriadu su minore.
Linfa bidale dae ramos sicos
sues e solves ferta abbeddiada
e astras brios cun buddidos ticos
Ses tue caminera islacanada
pro dare ponte, arrundu cun aficos
e a dulche amore edonica venada
Ho finito di leggere
“Camilla” e ti faccio
i più bei
complimenti. Un libro che assorbi e divori quasi senza accorgerti. Un libro che
affronta tematiche inconsuete, con una
trama lineare che talvolta induce il lettore a rileggere passi estratti dal
loro contesto per cogliere meglio ritmi e stile. Così ho deciso di comporre e
donarti un sonetto accondiscendendo anche alla tua solita pretesa di averne la
traduzione. Spero che ti piaccia. (L'audacia premia i forti, si dice. Così, a lume di naso, Bianca ha tradotto.)
Sentieri del sapere (traduzione di A. Altana)
Luminoso sentiero di passione
groviglio tra le selve
del far sera,
germoglia vita farcisce la sfera
e chiama l'ali al nido che dispone.
Bandita e paraninfa, una brughiera
dell'edera rifugio,
opposizione
trami e, nell'ordito il tuo alone
brilla di viva
luce alla raggiera.
Linfa vitale dalle gialle foglie
suggi e
dissolvi le brinate pene
e brio congeli con roventi doglie.
Tu il sentiero, né muri né catene
per dar ponti, riparo, porta e soglie
per dar ponti, riparo, porta e soglie
e dolce amore edonico tra vene.
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