lunedì 25 settembre 2023

Cattiva infinità - graffito in versi liberi - Bianca Mannu



  CATTIVA INFINITA’

 E allora sì,

cattiva infinità di

sbattimenti d’imposte,

fracasso di stoviglie in acquai

su sciacquio ineguale

d’acqua fuggente

che scioglie – raccoglie,

nel risucchio d’un gorgo,

vane, taciute voglie;

rombi – sibili d’automi

domesticamente selvaggi,

brontolii di casseruole

con scoppiettii di fiamma,

gorgogli di solite pentole,

rumori di cocci incrostati,

strofinii di rudi posate

su fondi ingobbiti di teglie,

scampanellate irritanti,

squilli pungenti,

sibilanti messaggi,

stridenti passaggi

dai toni sommessi

agli scoppi di voce

in frastuono d’odori

tra gelidi umori,

immediati rossori,

subitanei pallori,

vergogne fissate

nel cibo sul piatto

e, con esso, ingoiate.

 


3 commenti:

  1. Un poema? Sì. Non vi si narrano gesta eroiche di personaggi calzati di coturni, né - tanto meno - si rappresentano intrecci e miracolosi amalgami del divino con l'umano. Chiamate a testimonianze impossibili, fugacemente, sono le divinità screditate delle religioni naturali ed effigiate su materiali plebei. La o le plebi tentano, per mio mezzo, occupare per sé qualche angolo dello spazio letterario classico, ridefinito a una misura più modesta. La storia ha lavorato in modo da creare dei tipi umani, me compresa, in modo che questi, pur nelle differenze di genere, di età , di temperamento e istruzione, risultano stranamente omogenei e dunque, intercambiabili nel sistema dei ruoli inscritti in e vincolati da la matrice storico sociale prodottasi. E i riti implicano, non solo la reiterazione dei fatti, ma l'intercambiabilità dei soggetti e il loro sottostare alla condizione sacrificale e alla fatalità. Una fatalità senza divinità e senza trascendenza, senza magie e senza attese palingenetiche, dove è però possibile incontrarsi con la difficile terrestrità dell'altro, tanto speculare alla propria, e libera - spero - dal lirismo di maniera".

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  2. “Cattiva infinità” – citazione da Hegel usata come metafora per dire l’incapacità della finitudine di negare la sua paradossale pretesa di rappresentare l’assoluto. (bm)

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  3. Come rappresentare i luoghi deputati alla soggettività femminile, se non tramite gli imposti ruoli, la coscienza infelice, il sé conculcato, il senso di disistima e d'incolmabile solitudine?

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